MANDOLINI E CHITARRE
di Vittorio Fagone
Chi conosce la Sicilia, i paesi dell'interno e della zona orientale, sa cosa siano le "uri 'i cauru", le ore di caldo. Le strade diventano deserte come, e forse più, che di notte. Le donne s'affacciano un momento sugli usci per girare la conserva di pomodoro esposta al sole nei grandi piatti smaltati, con un grande fazzoletto in testa. Dentro le case si fa il grande silenzio della siesta. Anche i ragazzi riposano, o perlomeno lasciano riposare gli altri. lo ricordo quelle insonnie di ragazzo in una stanza candida, con solo una consolle rustica di ciliegio e sopra una lastra di marmo bianchissima, e il gioco delle ombre rovesciate nel muro dallo spiraglio di luce sulla strada. Chiuso dentro quel silenzio bianco, attendendo i passi capovolti delle rare ombre, mi raggiungeva presto consolatrice la voce lieta e tenera di un mandolino. Io la seguivo; una canzone, un motivo dietro l'altro e, se mi assopivo, al risveglio la ritrovavo con gioia. Il barbiere catanese era forse nella strada l'unico che non dormisse. Dentro la bottega chiusa, forse sdraiato nella poltrona dei suoi clienti, s'esercitava col mandolino. Spesso provava delle nuove canzoni: a certi passaggi si fermava; poi ripeteva lentamente. Poi di nuovo suonava la canzone tutta intera, senza esitazione. Non mi capitò mai di vederlo suonare. La voce del mandolino usciva da uno spiraglio stretto forse più che quello da dove penetravano le ombre.
C'è un punto nel "Don Giovanni", e tra quelli non trascurabili, in cui si sente netta e briosa la voce del mandolino. E ce n'è un altro, se non mi sbaglio, all'altro estremo nella storia della musica, dove è singolare l'apparizione del mandolino: la settima sinfonia di Mahler. Tra queste due opposte pagine ci sono le rare apparizioni "nobili" dello strumento. La vita del mandolino è diversa. È nella musica popolare; basta poco perchè diventi quasi un'orchestra: una sola chitarra. Una chitarra e un mandolino fanno una serenata, una festa, un piccolo spettacolo. Per questo sono gli emblemi di un Sud lieto e romantico. Ma chitarra e mandolino hanno una storia gloriosa della quale conviene accennare. La chitarra è uno strumento originale antichissimo: c'era una "cithàra" presso gli antichi greci e romani, e una chitarra anche in Egitto; ma erano strumenti diversi e a quattro corde. La chitarra da cui deriva la nostra, arrivò in Sicilia con gli arabi nel secolo XIII; da qui si diffuse in tutta l'Europa. Nel secolo XVIII le sue corde diventarono sei e la sua evoluzione fu, così, completa.
Il mandolino non è tanto antico. Pare debba il suo nome, come del resto lo strumento da cui deriva: la mandola, al mediterraneo frutto della mandorla - si guardi la forma della cassa. È uno dei più piccoli e degli ultimi strumenti della famiglia dei liuti; fu ricavato per la prima volta nel settecento e subito ricercato per la grazia delle dimensioni e la dolce vivacità del suono. Quello che oggi si vede in giro è il mandolino napoletano a otto corde (quattro coppie unisone) ma ce n'è un altro tipo, rarissimo, a dodici corde, il mandolino milanese. Queste cose sono nei libri di tutti i musicologi; gli anglosassoni mostrano un più vivo e cordiale interesse al mandolino. lo le apprendo da un giovane catanese, il dottor Leone, che porta avanti la più grande fabbrica di strumenti musicali a Catania. Sta seduto dietro una larga scrivania moderna e ha alle spalle il fratello, taciturno e ingegnoso quanto deve esserlo un costruttore di strumenti musicali. Siamo in una stanza tappezzata sino alla volta altissima di una preziosa tappezzeria rosso?bordeaux. Nel soffitto, dentro una grande cornice di stucchi dorati è una fastosa pittura provinciale. Se mi distraggo un momento, se distolgo lo sguardo che porto obliquo ai miei interlocutori e lo spingo dinnanzi a me, trovo un balcone aperto e oltre la strada, il mare. Quello subito dopo Catania, un confine inquieto tra la lava e l'Ionio verde.
La fabbrica di chitarre e mandolini, la più giovane ma anche la più attiva in Sicilia, è sulla strada tra Catania e Messina, al bivio per Acireale. t nei giganteschi locali del vecchio mulino Samperi. Dal grande portone di ferro si entra nella corte vastissima; non si fa sforzo a rivederlo uno dei punti più attivi dell'industriosa Catania del secolo scorso. I locali dove ora è sistemata la direzione erano allora abitati, secondo la consuetudine ottocentesca dei "patrons", dallo stesso vecchio Samperi con tutta la famiglia. Dell'orgoglioso splendore borghese sono testimonianza gli stucchi e le pitture. Anche i grandi saloni di lavoro sono costruiti con la stessa generosità: hanno alte volte a crociera su robusti pilastri e in quelli al piano terreno la luce dall'esterno vi filtra viva. Ora lì dentro lavorano insieme una cinquantina di artigiani, eredi e continuatori dei famosi chitarrari catanesi. A Catania infatti almeno da un secolo e mezzo si costruiscono strumenti musicali. Gli artigiani stanno dispersi dietro grandi banconi; lavorano in un grande silenzio con una visibile concentrazione, da soli o al massimo in due allo stesso banco. Vicina a ogni tavola c'è una macchina dipinta di verde chiaro, però coperta con uno spesso foglio di cellophane. I due fratelli mi spiegano che le macchine sono pronte a entrare in funzione e che miglioreranno la produzione. Sono troppo gelosi, si capisce subito, della silenziosa sapienza delle loro mani, dell'antica nobiltà di tutti quei piccoli strumenti preziosi che ognuno tiene attaccati sul muro bianco alle spalle. Però sono lieti della disposizione razionale del lavoro: da una parte stanno i diversi legni, da uno ben secco e stagionato viene ricavato il manico sul quale poi verranno segnate le note; da un altro sottile viene ricavata la cassa, quella dalla forma caratteristica a otto coperta dalla tavola armonica, all'interno divisa in tanti solchi per le diverse onde sonore. Ci fermiamo nella grande sala in due punti a osservare gli artigiani più anziani e più abili. Uno curva su un ferro cavo rovente, alimentato da un piccolo focolare, i legni. Lo fa con piccoli colpi delle mani seguendo la tensione del legno, abbandonandolo e riprendendolo con miracolosa sensibilità. L'altro è il più anziano, pittoresco e bravo. Ha una faccia serena e curiosa sempre protesa, anche mentre parla, al lavoro che va compiendo: rifinire una cassa, legare le sin. gole parti degli strumenti e, soprattutto, intarsiarvi un piccolo fregio. Gli strumenti catanesi sono famosi anche per gli splendidi intarsi che portano sempre. Ogni mandolino, ogni chitarra ha un suo contrassegno grafico, quasi un monogramma. La tematica ornamentale è ingenua e poetica: una stella, un triangolo, un circolo, un rombo, la corolla di un fiore, un foglie, due fiori su uno stelo, una farfalla, una farfalla con le ali screziate, un'ape, un'ape sopra un fiore, una cetra, un'aquila, un giglio, una rosa, una margherita, una rondine. La rondine non sta che sulle chitarre, a larghe ali spiegate. Una rondine vuoi dire nostalgia, bellezza, casa: è uno dei segni patetici e antichi della tradizione popolare italiana. Queste forme gli intarsiatori catanesi (a Catania c'è forse il più abile fra tutti oggi in Italia, Franceschini) hanno esposte in un largo campionario che non guardano mai; gli artigiani le riproducono a memoria. Esse vengono riportate nello strato più superficiale del legno, con abilità e destrezza. Gli intarsi, va detto, un tempo erano fatti esclusivamente in madreperla; ora, per la necessità di mantenere accessibile il costo di uno strumento così popolare, anche. in celluloide. Però l'abilità e il gusto di chi sono testimoni non cambia. Un colpo solo, mi dice il direttore della fabbrica, osservando il vecchio artigiano al suo lavoro, un colpo sbagliato potrebbe distruggere uno strumento. Lo dice osservandolo con una punta di orgoglio e di preoccupazione. L'uomo anziano ride mostrando una fila di rughe attorno agli occhi. Forse non avrà mai sbagliato quel colpo. Nel piano più alto del mulino gli strumenti sono verniciati, stagionati, lucidati. Alla fine controllati severamente nella loro qualità musicale. Chi esegue il collaudo degli strumenti, chi li "prova" non e pero un uomo anziano. t un giovane, quasi un ragazzo, con una maglietta a righe e i capelli nerissimi. Controlla gli strumenti a lungo, all'orecchio, uno a uno. Fa questo lavoro contento, nelle pause si sente attorno un grande silenzio. Sembra lavorare senza nessuno sforzo. Mentre lo osservo mi ricordo di tutte le teorie scientifiche che andiamo ricavando dalla fine dei secolo scorso, sopra le età dei nostri sensi. Il nostro udito incomincia a invecchiare a venticinque, a trent'anni. Forse è vero.
L'odore di vernice, il colore caldo degli strumenti, la folla delle loro forme accatastate, e però sempre distinte, fanno una strana composizione. Uscendo da qui questi mandolini con quanti oggetti si combineranno, daranno valore e una forma armoniosa, imprevedibile.
Quando con i fratelli Leone ci ritroviamo nella stanza della direzione il balcone sul mare ha, nel caldo pomeriggio di autunno, le imposte socchiuse. Dei due fratelli l'abile conversatore mi dice, quasi a conclusione: " 1 nostri mandolini li portiamo in giro per il mondo. Li accompagno io stesso. Le chitarre le fanno anche i tedeschi e gli spagnoli ma i mandolini li facciamo solo noi. Li esportiamo dovunque, forse più che in qualunque altra parte in America ". Chi cercherà i mandolini catanesi in America? Ne soppeso uno: è elegante ma leggero e non superbo. Penso all'addensarsi di emozioni, di immagini, di segnali, di locuzioni, di voci, di canzoni che uno strumento come questo può riportare.
Ecco rivedo il silenzioso barbiere con i capelli bagnati incollati in testa aprire, alle sei, nella mattina limpida e fresca le imposte complicate della bottega e scambiare il suo contegnoso saluto dall'altro lato della strada. Ma non trovo più la voce di quel mandolino che mi restituisca la tenerezza di una infanzia tutta consumata nel sole.
MANDOLINS AND GUITARS by Vittorio Fagone.A guitar and a mandolin are enough for a serenade, a celebration or a little show, and are the symbols of a gay and romantic South. But both the guitar and the mandolin have a glorious history. The forebear of our guitar first came to Italy with the Arabs in the XII Century and thence spread all over Europe.
The mandolin is less ancient and apparently owes its name to its parent instrument, the "mandola" which in turn is derived from the "mandorla", or famous Mediterranean almond. It is one of the smallest and recent of the members of the lute family: first designed in the eighteenth century, it immediately enjoyed great success owing to the grace of its proportions and the sweet vivacity of its tone. The most recent, though the most flourishing mandolin and guitar factory in Sicily, lies on the main road between Catania and Messina at the turning off for Acireale. Today about fifty artisans are employed in this factory and these are the heirs and descendants of the famous Catania guitar-makers. Musical instruments have been manufactured in Catania for over a century and a half. Catanese instruments are also renowned for their splendid inlay-work. Each instrument has, in fact, its own identity mark, usually inlaid in mother-of-pearl.
MANDOLINES ET GUITARES par Vittorio Fagone.Il ne font qu'une guitare et qu'une mandoline pour faire, une sérénade, une fête, un petit spectacle. C'est pour cette raisolt que ces instruments sont devenus les emblémes d'un Midi joyeux et romantique. Mais, aussi bien la guitare que la mandoline ont une histoire glorieuse. La guitare qui est l'ancêtre de la nôtre est arrivée en Italie en même temps que les Arabes, au XIII siécle, et s'est répandue ensuite dans toute l'Europe. La mandoline n'est pas aussi ancienne. Ce nom lui vient, semble?t?il, de même, que celui de "mandore", l'instrument d'où vient la mandoline, du fruit bien méditerranéen de l'amandier. C'est l'um des plus petits et des derniers instruments de la famille du luth. Les premiéres mandolines datent du XVIII siécle et furent aussitôt recherchées pour leur dimension harmonieuse et leur douce sonorité. La plus récente mais aussi la plus active fabrique de guitares et de mandolines de Sicile se trouve sur la route entre Catane et Messine, au croisement de la route pour Acireale. Une cinquantaine d'artisans, héritiers at continuateurs des célèbres fabricants de guitares de Catane, travaillent aujourd'hui dans cette fabrique. En effet, il y a environ un siécle et demi qu'on construit des instruments de musique à Catane. Ces instruments, en outre, sont célèbres pour leurs magnifiques incrustsations; chaque instrument d'ailleurs a sa propre marque, généralement en nacre.
MANDOLINEN UND GITARREN von Vittorio Fagone.Eine Gitarre und eine Mandoline: und gleich sind eine Serenade, ein Fest oder ein kleines Schauspiel veranstaltet. Diese zwei Instrumente die zum Symbol eines heiteren und romantischen Südens geworden sind, können sich aber auch einer alten Geschichte rühmen. Die alte Gitarre, aus der die moderne Gitarre entwickelt wurde, wurde im XIII Jahrhundert durch die Araber nach Italian gebracht, und von hier aus verbreitete sie sich in ganz Europa. Die Mandoline ist nicht so alt. Ihr Name stammt wahrscheinlich aus der Mittelmeerfmcht der Mandel: sie ist eines der kleinsten Instrmunente unter den Lauten: sic entstand zurn ersten Mal im XVIII Jahrhundert und wurde gleich wegen ihrer handlichen Grösse, ihrer Form und ihres heitern Klanges beliebt. Die jünste und aktivste Gitarren und Mandolinenfabrik Siziliens befindet sich an der Strecke zwischen Messina und Catartia, an der Abzeigung nach Acireale, und beschäftigt 15 Arbeiter, die die Tradition der berühmten Gitarrenmacher von Catania übernommen haben. In Catania werden seit 150 Jahren Musikinstrumente gebaut, die auch wegen der wunderbaren Einlegearbeiten berühmt geworden sind. Jedes Instrument ist durch ein besonderes Merkmal aus Perlmutt gekennzeichnet.
MANDOLINES Y GUITARRAS por Vittorio Fagone.Una guitarra y un mandolin forman una serenata, una fiesta, un pequeño espectácio. Por esto son los emblemas de un Sud alegre y romántico. Pero guitarra y mandolìn tienen una historia gloriosa. La guitarra de la que deriva la nuestra, llegó a Italia con los árabes en el siglo XIII y desde aquí se difundió por toda Europa. El mandolín no es tan antiguo. Parece deber su nombre, y asì tambien el instrumento del cual deriva " la mandola ", al fruto mediterraneo: la almendra. Es uno de los últimos instrumentos de la familia do los laudes; fué obtenido por primera vez en el setecientos y enseguida fué rebuscado por la gracia de sus dimensiones y por la vivacidad de su sonido. La fábrica de guitarras y mandolines, la más reciente pero tanabien la más activa de Sicilia, se encuentra en la carretera entre Catania y Messina, en la biforcación hacia Acireale. En esta fábrica trabajan unos cincuenta artesanos, heredes y continuadores de famosos guitarristas de Catania. En esa ciudad, un siglo y medio se construyen instrumentos musicales. Los'instrumentos cataneses deen efecto, desde hace almenos ben su fama tambien a sus esplendidos trabajos de ataujía. Cada instrumento, en efecto, lleva un señal do reconocimiento gráfico que de constumbre es de nácar.
Sicilia - n° 41 - S.F. Flaccorio - Palermo - 1964